Viviana ha evitato i call center. Ha 26 anni, è laureata in economia e commercio. Ha lavorato come stagista in un importante ente statale. Per questo si è guadagnata una chiamata in uno studio legale associato, di quelli che si vedono nei film con Tom Cruise.
Questo studio ha una filiale a Roma in una zona importante, in un palazzo di pregio, tutto intorno c'è un giardino.
Laura fa la praticante, prende mille euro al mese e lavora otto ore al giorno per cinque giorni settimanali.
Per poter lavorare ha dovuto aprirsi una partita IVA, quindi figurare come un collaboratore esterno.
Un normale collaboratore esterno non ha ferie, non ha alcuna indennità, non gode di scatti di anzianità, non matura un TFR. Per avere una pensione deve versare ogni mese un po' dei suoi soldi in un fondo. Ha bisogno di un commercialista che segua i suoi conti. Non può essere licenziato perché non è mai stato assunto. Per interrompere il rapporto lavorativo basta dirglielo.
Però in compenso è lui a stabilire come e quando lavorare, è lui che stabilisce quanto farsi pagare.
Invece Viviana ha degli orari e uno stipendio già stabiliti. A fine mese firma delle fatture già pronte che avrebbe dovuto fare lei.
Ha gli obblighi di una dipendente e gli svantaggi di un collaboratore esterno. Arriva a casa snervata, litiga con il suo ragazzo. Riesce a bere un bicchiere di latte caldo prima di coricarsi.
Viviana ha votato per il centrodestra. Ha commentato il risultato elettorale dopo aver stancamente soffiato sulla tazza del latte. Di notte, sotto le coperte di un letto IKEA, chiude gli occhi. Cerca il Dio del cielo: «Le chiavi del cielo non ti voglio rubare, ma un attimo di gioia me lo puoi regalare».
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